Aprile 1998. Dopo vent’anni di appassionata attività atletico-agonistica, il destino ha posto sulla mia strada l’infausta diagnosi di Linfangioleiomiomatosi.
Non avrei mai creduto che gli incubi potessero manifestarsi nella vita terrena, invece era ciò che mi stava capitando. Ma il peggio doveva ancora arrivare… Il destino certe volte si diverte a giocare come uno yo-yo, oggi bene, domani un pochino meglio, forse si può sperare… Intanto il tempo passava, i pneumotoraci recidivavano e a due anni dalla diagnosi i medici dichiaravano: “ La terapia non ha dato il risultato sperato. La sua è una delle forme più aggressive di LAM. I polmoni sono seriamente compromessi e la sua unica possibilità di salvezza è il trapianto. Ci dispiace.”
Sono quindi stata “inviata” presso un centro trapianti per le valutazioni cliniche e l’eventuale inserimento in lista d’attesa. La valutazione psicologica ha purtroppo giocato a mio sfavore (questa è stata la motivazione ufficiale) e l’esito finale, comunicatomi quattro mesi dopo, dava esito negativo all’inserimento: “la paziente non rivela le capacità psichiche necessarie per affrontare l’iter di cura post-trapianto”.
Successivamente ho preso contatti per un’ulteriore valutazione clinica presso il Policlinico S. Matteo di Pavia e una settimana dopo ero già in lista d’attesa!
Nei due anni successivi ho affrontato quattro viaggi per altrettante segnalazioni di donazioni… ma gli organi non erano mai idonei.
Gennaio 2003. Ricovero urgente a Siena (la mia città) per una grave intossicazione da anidride carbonica. La malattia era ormai allo stadio terminale ed io non ero più in grado di affrontare nemmeno brevi spostamenti. Poiché il Policlinico Le Scotte di Siena da un anno era stato autorizzato al trapianto di polmone, (nel frattempo ne avevano eseguiti tre) i medici, per il mio bene, optavano per un trasferimento in lista nella mia città. Dopo sette giorni, già in attesa di essere dimessa, ricevo un a nuova segnalazione: questa volta l’organo sembrava essere idoneo.
Febbraio 2003. Trapianto di polmone. Ce l’ho fatta e ancora oggi continuo a lottare, consapevole che la natura insieme alla vita ci ha dato il dolore, ma anche il coraggio per affrontarlo.
Abbraccio i pazienti in attesa di trapianto e auguro un’eternità splendente a mio fratello Sauro e a tutti coloro che, donando gli organi, hanno restituito la vita.